Patatine fritte, pesce fritto, pollo fritto, è inutile negarlo i corrispettivi di questi piatti senza quella patina dorata e croccante non producono lo stesso effetto sulle nostre papille gustative, allo stesso tempo però i piaceri procurati dai cibi fritti sono portatori non solo di tanti sensi di colpa e cattivo odore sui vestiti, ma di tante patologie di cui sarebbe meglio fare a meno.
Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal ha chiarito come le donne che consumano giornalmente del cibo fritto corrono un rischio di morte prematura per una qualsiasi causa maggiore del 13% rispetto a quelle che hanno eliminato i fritti dalla propria dieta, e maggiore del 12% per patologie cardiache. Gli autori della ricerca hanno incrociato i dati provenienti dal tasso di mortalità e da questionari redatti sulla tipologia di dieta seguita sottoposti a circa 100mila donne tra i 50 e i 70 anni che hanno partecipato alla Women’s Health Initiative. Ma nel mirino degli scienziati non ci sono solo carni rosse, patate e pollo, la ricerca infatti precisa che il pesce non fa meno male di qualunque altro cibo cotto in olio bollente, quindi ne sfata il mito di alimento a ridotto numero di grassi che può essere tranquillamente consumato fritto.
Lo studio inoltre sottolinea la differenza tra mangiare cibo fritto cucinato in casa e quello consumato al ristorante, in quanto in questi ultimi è pratica comune l’impiego dell’olio già usato più volte e di una grande quantità di sale. Evitando di demonizzare il “mangiar fuori”, la dottoressa Teresa Fung, una delle autrici della ricerca e professoressa del dipartimento della Nutrizione presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health, consiglia di preparare la nostra “dose” di fritto a casa, se proprio non possiamo rinunciare ai nostri amati cibi dorati.
Consigliando il fritto home made i medici però invitano a ridurne il consumo a un massimo di due volte al mese e di provare a ingannare le nostre “voglie” con la pratica di impanare con uova o pangrattato i cibi e cuocerli al forno, ottenendo così un piatto molto simile a quello cotto nell’olio, croccante e sicuramente meno nocivo per la salute.
I questionari sottoposti alle donne prese in esame ha inoltre evidenziato come il consumo eccessivo di cibi fritti corrisponda anche a una grande quantità di bevande zuccherate e una quasi assenza di frutta e verdura nella dieta. Questa circostanza ci spinge dunque a consigliare un riequilibrio generale della dieta, in cui a una riduzione sensibile dei fritti, delle carni rosse e dei grassi in generale deve corrispondere una maggiore quantità di vegetali. Perché c’è una così stretta relazione tra il consumo di cibi fritti e la nostra salute? Sappiamo benissimo che tutti gli alimenti possono influire positivamente o negativamente sul nostro organismo, ma alcuni interessano determinati organi pregiudicandone la funzione.
Quali patologie possono essere causate o aggravate dal consumo di alimenti fritti e come possono essere diagnosticate.
Calcoli alla colecisti
Una delle conseguenze più comuni delle nostre abitudini alimentari è rappresentata dalla colelitiasi, cioè i calcoli presenti nella cistifellea, altrimenti detta colecisti, e delle vie biliari. Nella cistifellea si accumula la bile prodotta nel fegato che viene rilasciata nell’intestino durante la digestione dei grassi. Quando la bile si fa più densa può creare un’infiammazione della cistifellea oppure può solidificarsi e trasformarsi in piccoli sassolini, ovvero i calcoli biliari.
Questo avviene quando i grassi e il colesterolo che formano la bile sono in eccesso: è qui che entra in gioco la nostra alimentazione, determinante affinché la composizione della bile non si alteri provocando le famose coliche biliari causate dai calcoli. Tra gli eccessi alimentari da evitare c’è proprio il consumo smodato di cibi fritti, in quanto ricchi di grassi saturi e quindi potenzialmente pericolosi per l’addensamento della nostra bile.
I calcoli alla colecisti oggi si scoprono facilmente grazie alle nuove tecnologie. Ai nostri pazienti infatti consigliamo una semplice ecografia addominale, non invasiva e che non comporta alcun rischio: con questo sistema di indagine diagnostica è possibile individuare i calcoli, studiare le pareti della cistifellea e cogliere eventuali dilatazioni delle vie biliari.
Steatosi
Un’altra patologia comune, dettata da un regime alimentare inappropriato, è la steatosi, meglio conosciuta come “fegato grasso”. La steatosi non è altro che un accumulo di lipidi nel tessuto epatico e per quanto non assolutamente grave di per sé può diventare anticamera di patologie più serie quali la cirrosi epatica. Anche in questo caso solo una dieta sana può tenere lontano questo esubero di grassi, evitando quindi il cosiddetto junk food, come le classiche patatine fritte, tipologia di alimenti sicuramente appetitosi, ma che possono danneggiare la nostra salute.
La diagnosi della steatosi viene effettuata tramite diversi strumenti diagnostici quali l’ecografia addominale, attraverso le quali è possibile notare che il fegato, affetto da tale patologia, assume un aspetto “brillante” rispetto agli altri organi. L’ecografia è utile a indagare le condizioni del fegato in steatosi avanzata, nelle prime fasi, invece, risultano più idonei esami quali la Tomografia computerizzata (Tac) o una risonanza magnetica.
Gastrite
Anche il nostro stomaco può essere preservato da disturbi più o meno gravi, uno fra tutti la gastrite, un’infiammazione della mucosa delle pareti gastriche: come per ogni patologia sarà il vostro medico a indicarvi i farmaci più adatti, ma è importante curarsi anche a tavola partendo dal ridurre cibi fritti e/o troppo salati.
La gastrite è diagnosticabile grazie a una radiografia dell’apparato digerente superiore, fondamentale per lo studio dell’esofago, dello stomaco e dell’intestino tenue, che i nostri pazienti potranno effettuare presso le nostre sedi di Bari, Barletta e Monopoli. Ancora una volta dunque risulta evidente che fare attenzione a tavola è un grande primo passo per tenerci alla larga da patologie comuni e che una dieta sana ed equilibrata va considerata come una importante forma di prevenzione dai rischi per la nostra salute.